martedì 24 novembre 2020

Caduti

 Lì fuori c'è una guerra senza macerie, con un coprifuoco senza cecchini. Non ci sono allarmi né contraerea; il rifugio più sicuro è tra le mura domestiche. In mezzo a questi lutti silenziosi, allo sgomento e allo smarrimento che ne deriva, si scorge il profilo austero di un monumento: un monumento ai caduti di una guerra che ci vide vittoriosi; un monumento che ci ricorda l'ardimento degli eroi di trincea, ma anche la loro fragilità di uomini. L'architettura è memoria, un filo che riannoda passato e presente.


Giovanni Muzio, Monumento ai Caduti, Milano

Dicembre 2010. In una gelida giornata di inizio inverno (con un po' di neve caduta la sera precedente), è ritratto il Monumento ai Caduti, opera collettiva degli architetti più influenti degli anni venti del Novecento. Tra loro spicca la figura di Giovanni Muzio, autore di autentici capolavori, soprattutto qui a Milano. Tornerò su questo progettista, anche perché suo è uno dei miei edifici preferiti (forse il mio preferito in assoluto): la Casa Bonaiti e Malugani in piazza della Repubblica, gioiello del razionalismo italiano. Al centro del tempio, un bronzo del grande Adolfo Wildt, altro artista a me caro. C'è ancora molto da raccontare...

2 commenti:

Primavere passate

 Nelle grandi città, l'altro è sempre stato visto con sospetto e un po' di fastidio: l'altro è quello che hai davanti per strada...