domenica 29 novembre 2020

Pieni e vuoti

 Vorrei scrivere qualcosa in più, ma oggi non mi sento ispirato. Sarà il cielo grigio di novembre o questo strano stato di semilibertà, ma non riesco a mettere bene a fuoco i miei pensieri. Sono uscito con la macchina fotografica e ho raccolto un po' di scatti per i prossimi post: nonostante tutto, una buona giornata.
  

Palazzo Lombardia

 Novembre 2020. Il vuoto e la monumentalità colossale della nuova Milano.

giovedì 26 novembre 2020

Thanksgiving

 Milano è una città internazionale, su questo non si discute; talmente internazionale da avere una minuscola succursale nel Nuovo Mondo. Inutile dire che le due città hanno in comune solo il nome e il fatto di essere sul pianeta Terra, ma la sensazione di trovarsi un po' a casa si prova comunque. Ai nostri concittadini d'Oltreoceano auguriamo quindi un caro "happy Thanksgiving!" 

Milano, Texas

Agosto 2011. La torrida estate texana fa da cornice al cartello che delimita i confini comunali di Milano, Texas, popolazione (all'epoca) 428 abitanti.

martedì 24 novembre 2020

Caduti

 Lì fuori c'è una guerra senza macerie, con un coprifuoco senza cecchini. Non ci sono allarmi né contraerea; il rifugio più sicuro è tra le mura domestiche. In mezzo a questi lutti silenziosi, allo sgomento e allo smarrimento che ne deriva, si scorge il profilo austero di un monumento: un monumento ai caduti di una guerra che ci vide vittoriosi; un monumento che ci ricorda l'ardimento degli eroi di trincea, ma anche la loro fragilità di uomini. L'architettura è memoria, un filo che riannoda passato e presente.


Giovanni Muzio, Monumento ai Caduti, Milano

Dicembre 2010. In una gelida giornata di inizio inverno (con un po' di neve caduta la sera precedente), è ritratto il Monumento ai Caduti, opera collettiva degli architetti più influenti degli anni venti del Novecento. Tra loro spicca la figura di Giovanni Muzio, autore di autentici capolavori, soprattutto qui a Milano. Tornerò su questo progettista, anche perché suo è uno dei miei edifici preferiti (forse il mio preferito in assoluto): la Casa Bonaiti e Malugani in piazza della Repubblica, gioiello del razionalismo italiano. Al centro del tempio, un bronzo del grande Adolfo Wildt, altro artista a me caro. C'è ancora molto da raccontare...

sabato 21 novembre 2020

Sospensione

 Milano, Milano mia, sospesa tra il torpore e la frenesia...

Bivio Mirabello Maggiolina

Bivio Mirabello, novembre 2020. Una Milano vissuta di nascosto, spiata dal buco della serratura.

venerdì 20 novembre 2020

Sentimento del Tempo

 Tempo e spazio sono dimensioni che sperimentiamo sin dalla nascita: tuttavia, se lo spazio può essere compreso e dominato, il tempo è spesso inafferrabile e subìto. Non a caso, siamo schiavi del tempo, ma raramente dello spazio; al contrario, lo spazio fisico è conquistato e plasmato dall’uomo, fino alle estreme conseguenze delle devastazioni ambientali e dei cambiamenti climatici. Il tempo è tiranno, come si usa dire, e a Milano sembra essere particolarmente spietato e feroce: qui corrono tutti, anche domenica e festivi. Confesso che su questo non mi sento in sintonia con i milanesi: per non dover rincorrere metrò, tram o onde verdi dei semafori, il segreto è uscire di casa in anticipo. La differenza tra me e il milanese di nascita, sul tema, è quindi ontologica: dopo un treno del metrò ne passa sempre un altro (a meno che non sia l’ultima corsa) e dopo un semaforo rosso c’è sempre un verde, quindi è inutile affannarsi (e, si badi, non ho mai perso un treno o un aereo in vita mia, né sono mai arrivato tardi al lavoro). Alla cinetica chimica ho sempre preferito la termodinamica, le cui equazioni fanno a meno del tempo. L’energia dell’universo è costante: da quando? Da sempre! L’eternità non ha né un prima né un dopo, bisogna rassegnarsi. La formulazione dell’equazione di Schrödinger che mi ha ossessionato nei miei anni adolescenziali è quella indipendente dal tempo, così come la teoria del funzionale di densità (la TDDFT non mi è mai sembrata particolarmente divertente). Quindi, cara Milano, sul tempo non ti seguo e vado per la mia strada.

Orologio Stazione Centrale di Milano

Stazione Centrale, luglio 2010. Guardiano di un ordine eterno, l’orologio segna inesorabile lo scorrere del tempo, malinconico e abbandonato com’è lì in alto, in un mondo che ha ormai perennemente lo sguardo rivolto verso il basso.

martedì 17 novembre 2020

Maestri

 Nelle foto urbane che amo scattare, la presenza umana non è sempre indispensabile: lo è sicuramente quando si vuole sottolineare il contrasto tra la dimensione brutale, fredda e spersonalizzante della metropoli e quella dell'uomo che cerca di ritagliarsi il proprio spazio nella moltitudine dei suoi simili, ma si può anche farne a meno. Esiste, infatti, un linguaggio fotografico che ha bisogno solo di elementi architettonici essenziali, prescindendo dalle persone, ed è quello che mi affascina di più: Maestro insuperabile di quest'arte è il compianto Gabriele Basilico, che da sempre ispira i miei modesti sforzi di fotografo amatoriale. Oggi voglio dedicare una foto al mio primo Maestro, quello vero, che compie gli anni: a lui devo l'avvicinamento al mondo della fotografia e al bianco e nero. Per lui ho scelto una foto "con presenza," che coniuga il mio stile con il suo. Auguri, Pizia! 

Collina dei ciliegi alla Bicocca

Periferia con presenza umana, gennaio 2017 (pellicola in bianco e nero)

lunedì 16 novembre 2020

Ago e filo

 La mia prima visita a Milano risale all'ormai lontanissimo giugno 2000. Non avevo ancora compiuto diciott'anni e la metropoli lombarda mi sembrò la città più bella che avessi mai visto (a parte Roma, delle grandi città europee avevo allora visitato solo Vienna e Parigi). Posso dire che il mio innamoramento per Milano risalga proprio a quella prima volta: solitario, la scoprii con l'unico ausilio della cartina geografica, delle gambe e del metrò (non ero mai stato da solo sui mezzi pubblici urbani in vita mia). Fu un'emozione fortissima, il cui ricordo custodisco gelosamente ancora oggi. Di tutte le cose nuove che vidi e che ammirai con stupore, mi colpì di più il Monumento Ago, Filo e nodo: la sua potenza cromatica e geometrica mi stregò al punto da diventare per me una delle immagini simbolo di Milano. In fondo, questo monumento riassume tutte le caratteristiche della città: è proteso verso l'alto, rappresenta il design, la moda e la mescolanza di colori che fanno di Milano il melting pot del nostro Paese.

Ago, filo e nodo, piazzale Cadorna, Milano

Una notte di fine agosto, in una città ancora deserta

domenica 15 novembre 2020

Si sta come d'autunno...

 Forse non è il momento migliore per aprire un blog: con tutti i guai epocali che attanagliano questo mondo, chi può essere interessato al pensiero di uno sconosciuto? Però... il blog può anche essere evasione da una realtà che al momento si ritiene insopportabile (e quella che viviamo lo è certamente), quindi scrivere assume una valenza liberatoria: ci voglio provare, consapevole del fatto che il progetto potrà naufragare presto, per via della tempesta che infuria lì fuori o semplicemente per mancanza di tempo e ispirazione. Vorrei che questo fosse un blog fotografico sulla città di Milano, la mia città di adozione. Pubblicherò una sola foto per post (regola inderogabile). Non so se sarò in grado di scrivere ogni giorno: comunque, si tratterà di brevi note descrittive o pensieri erratici. Attenderò con ansia eventuali commenti di visitatori, abituali o occasionali. Sarà anche un'opportunità per rimettermi a scrivere, come facevo una volta, e, soprattutto, per ritornarne a fotografare la mia città. Per il momento, sarò costretto ad attingere dal mio archivio di vecchie foto; quando sarà possibile allontanarsi da casa per motivi attualmente ritenuti futili, rimetterò mano alla macchina fotografica, troppo a lungo trascurata in favore del telefono. Lo scopo di questo progetto è parlare di Milano per immagini: sarà uno stilema abusato, ma per me è la prima volta. Sebbene coltivassi da molto tempo l'idea di creare un blog con testi e foto, la spinta decisiva è arrivata leggendo l'ultimo numero de L'Espresso, in cui il Maestro Berengo Gardin si racconta a Francesca Mannocchi. Uno dei passaggi più significativi dell'intervista al grande fotografo è il ricordo della lezione del suo amico Ugo Mulas: di una foto non si deve dire che sia bella, ma che sia buona; una buona foto parla, è la sintesi di un discorso che richiederebbe troppe parole e che invece è riassunto in modo mirabile dalla giustapposizione di forme e colori catturata dall'obiettivo. Si parva licet componere magnis, vorrei che le mie foto parlassero di Milano. Tra Istria e Marche, due fermate del metrò, non c'è solo casa mia, ma un universo di architetture, persone, oggetti: questo spazio ridotto è "la mia zona," ma è anche la proiezione di una realtà urbana più vasta e complessa. Inizio da qui: ci vediamo strada facendo. Grazie sin da subito a tutti quelli che mi terranno compagnia, lungo il viaggio.

 

Maggiolina, Autunno, Milano

 ...sugli alberi le foglie: i colori autunnali di Milano non sono solo il grigio del cielo e del cemento. Tra ottobre e novembre è un'esplosione di gialli, rossi, arancioni. Non c'è bisogno di andare nel New England per ammirare questo spettacolo della Natura.

Primavere passate

 Nelle grandi città, l'altro è sempre stato visto con sospetto e un po' di fastidio: l'altro è quello che hai davanti per strada...