Quello della Bicocca è un quartiere che suscita sentimenti contrastanti: lo si ama o lo si odia, ma raramente gli si rimane indifferenti. Inutile dire che io sono tra gli estimatori più accesi di questa grande opera di Vittorio Gregotti, recentemente scomparso. A molti la Bicocca sembra solo un agglomerato di parallelepipedi di calcestruzzo, con enormi spazi vuoti tutto intorno. A me, oltre all'indiscutibile valore architettonico di molti edifici, piace pensare che i vuoti erano una volta riempiti da catene di montaggio, binari, uomini intenti alla produzione di una ricchezza che oggi stiamo lentamente sperperando. Oggi, lì, si produce sapere, più impalpabile di treni e pneumatici, ma alla base della nostra società. E quei palazzi un po' tristi che guardano piazze deserte devono servirci come monito a non sprecare il nostro patrimonio intellettuale, come allora gettammo alle ortiche la nostra potenza industriale.
Gennaio 2017. Bianco e nero originale su pellicola.
Ce la faremo ad andarci a fotografare insieme.
RispondiEliminaBuona giornata!
Sarebbe bellissimo!
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